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Mio figlio non ascolta. Come fare per farsi ascoltare.
Quando mio figlio non ascolta. Come fare per farsi ascoltare. Spesso succede che i nostri bambini non ci ascoltano. Fanno esattamente quello che non devono fare anche se gli diciamo di non farlo. Proviamo a farci ascoltare in tutti i modi, ripetiamo tante volte le stesse cose ma comunque sembra che parliamo due lingue diverse. “Mamma mi dai il tablet?” ripetuto all’infinito fino a che, presi dallo sfinimento, cediamo e il bambino soddisfatto sorride a mamma e papà che gli hanno dato ciò che voleva. “Vieni amore che cambiamo il pannolino” oppure ” è ora di vestirsi che andiamo a fare una passeggiata” o ancora ” andiamo a dormire” sono frasi che sembra non abbiano significato per il vostro bambino tanto da dover essere ripetute all’infinito.
Può succedere che si usi un linguaggio difficile da comprendere per il bambino e per la sua età, oppure vi può essere incomprensione tra ciò che viene richiesto da noi adulti e quello che capisce il bambino. Altre volte i bambini sono concentrati nelle attività da non porre attenzione a ciò che succede attorno.

Qualche regola utile a tutti
I bambini a volte sperimentano quali sono i possibili limiti, è il loro modo per imparare le regole nelle relazioni interpersonali. I bambini nel loro percorso di crescita hanno bisogno dei limiti. Inizialmente quando gattonano è il genitore che da al bambino il limite del pericolo. lo si prende in braccio perché sta andando verso le scale o per altri pericoli. Crescendo è sempre il genitore che deve far capire al bambino cosa si può e cosa non si può fare e quando. A che ora ci si alza al mattino, il riposo pomeridiano, regole di igiene personale. Quando un bambino è sommerso da troppe richieste (non saltare sul divano, non mangiare con la bocca aperta, lavati le mani, togli le scarpe, non buttare a terra le cose…) e divieti può arrivare ad ignorare le richieste, smettere di ascoltare. Decidi quali sono le cose più importanti e lascia correre sul resto. I bambini sono capaci di testare la pazienza dei genitori fino a limiti alti quindi bisognerebbe fare in modo di catturare la loro attenzione senza che ciò avvenga in maniera aggressiva.
Le regole devono essere poche altrimenti si può creare confusione (ad esempio riordinare dopo che si è giocato, lavarsi le mani prima di mangiare, ecc..) semplici e chiare per essere comprese (adatte all’età del bambino) costanti cioè mantenute nel tempo e sempre valide (qualche eccezione per giornate particolari può esserci ma deve essere una eccezione)
Ascoltate il vostro bambino
Spesso pensiamo che voglia solo infastidirci e farci perdere tempo ma non è così. Ogni bambino ha i suoi bisogni e le sue esigenze ed un capriccio o un no può nascondere un disagio che lui, essendo piccolo non sa esprimere a parole. Se gli chiedete tante volte di mettersi la sciarpa e non vuole magari c’è un motivo. La sciarpa pizzica? Lo fa sudare? Si sente infagottato?
Se lo chiami per uscire e lui non ti risponde magari è impegnato in qualcosa che porta via tutta la sua attenzione. Sta per finire un puzzle e lo interrompi proprio nel momento più bello. Alla fine si arrabbia e piange perché lui desiderava finirlo…poi ti avrebbe ascoltato. A volte, se il bambino non ascolta c’è un motivo valido, che magari lui non riesce a spiegarti.
Anche noi siamo spesso siamo intenti in altro che può essere una telefonata, vedere un programma che ci interessa, leggere un articolo dell’ultima ora ecc… nostro figlio ha fame e ci interrompe perché vorrebbe mangiare. Noi lo ascoltiamo? Oppure facciamo finta di non sentirlo perché ci sta interrompendo? Noi però siamo adulti e sappiamo che possiamo fare una pausa, ascoltarlo, oppure spiegargli che se aspetta un attimo la mamma arriva. Certo, le prime volte, soprattutto se il bambino è piccolo farà fatica ad aspettare, ma poi inizierà a capire che i suoi bisogni saranno soddisfatti non appena è possibile. Dai tu per prima il buon esempio e ascolta le sue ragioni. Quando ti accorgi che il bambino ascolta, fai vedere che sei contenta e dai un rinforzo positivo: “Hai ascoltato la richiesta della mamma! Sei stato bravo!”.
Qual è il modo giusto di comunicare?
Lo stile aggressivo fa realizzare i desideri, ma a spese degli altri, rovinando così il rapporto con loro. ha come priorità quello di soddisfare i proprio bisogni, addossando agli altri le colpe dei propri sbagli. Tale comportamento conduce spesso all’isolamento causato dalla modalità competitiva che produce una scarsa empatia nelle relazioni con l’effetto di essere allontanati. Lascia poco spazio agli altri e tende a imporsi in continuazione, magari anche inavvertitamente. Non ammette quasi mai di avere torto. L’aggressività mina il rispetto e la fiducia reciproca. Gli altri possono serbarti rancore e possono imparare ad evitarti oppure ad opporsi.
Nello stile passivo si tende a inibire le proprie emozioni (rabbia, affetto, scontentezza, gioia, amore, etc.) si è intimoriti dagli altri e ci si scusa eccessivamente, anche quando non è il caso. Ha un basso concetto di sé. Difficilmente vengono espressi i propri desideri e le proprie opinioni pertanto si tende a temere il giudizio altrui e a considerare il prossimo migliore di sé. La convinzione di non essere all’altezza e di considerare gli altri più bravi porta a ricercare la loro approvazione con perdita del senso di autostima. Spesso si tende a farsi da parte e tenere il parere per se adeguandosi a quello che decidono gli altri. In pratica, quando si adotta uno stile passivo, si concede agli altri il permesso di non rispettare il tuo punto di vista.
Lo stile assertivo è il più efficace. Basato sull’onesta espressione dei propri sentimenti, opinioni, pensieri. Questo in modo socialmente adeguato, senza prevaricare l’altro. La regola comune è ascoltare l’altro e comprenderlo. Ciò significa cercare una soluzione utile ad entrambe le parti. In tale comunicazione le emozioni è importante per comprendere il proprio stato d’animo e quello altrui. Agisce per ottenere ciò che desidera e ritiene opportuno per sé, pur rispettando i diritti (e non necessariamente i desideri) degli altri. Tale stile comunicativo implica una capacità empatica che permette di arrivare ad un compromesso.
Cosa fare per farsi ascoltare: qualche consiglio
- essere certi che ti stia ascoltando, chiamandolo per nome.
- guardarlo negli occhi ed eventualmente ricercare un contatto, soprattutto se è piccolo.
- aspettare che finisca l’attività in cui è concentrato. Parlare a un bambino concentrato a giocare è controproducente. Per farti ascoltare devi prima attirare la sua attenzione.
- essere chiari e non ripetitivi, è difficile memorizzare più istruzioni contemporaneamente, prova a chiedere una o al massimo due cose alla volta.
- spiegare le ragioni dell’azione richiesta (dobbiamo andare perché la mamma fa tardi al lavoro, prende la multa ecc..).
- usare un tono pacato e non aggressivo.
- Dagli tempo! Ogni bambino ha i suoi tempi, che vanno rispettati.
- No alle richieste impossibili “Corri piano” “Gioca ma non ti sporcare”, Richieste impossibili per un bambino perché come può correre e andare piano? Stare fermi per molto tempo è difficile e capire da dove mamma possono vederti non è semplice (meglio chiedergli di fermarsi ogni tanto e guardare dove è la mamma o giocare dove lui può vedere te). Se fai richieste impossibili, il bambino non potrà soddisfarle.
- Non vuole sentir nulla quando è agitato. fatelo prima rilassare e una volta che si è calmato, potete provare a chiedergli cosa lo ha turbato.
- Bravo! Reagite in modo positivo quando ascolta. Ciò gli farà provare sensazioni positive e la sua autostima avrà un rinforzo positivo per un comportamento adeguato.
Consigli di lettura
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